In breve:
Paul McCartney ha pubblicato un brano quasi completamente silenzioso che ha messo in coda all'album "Is This What We Want?", rilasciato a febbraio 2025 insieme ad altri artisti e già pieno di brani quasi vuoti, in segno di protesta contro il "furto di contenuti" da parte dell'IA nel settore musicale. Gli artisti chiedono al governo britannico più controllo e sostengono che quest'ultimo stia cercando invece di allentare la presa.
Riassunto completo:
- Paul McCartney ha pubblicato un brano quasi silenzioso come parte di un album intitolato "Is This What We Want?", un'iniziativa di protesta contro lo sfruttamento del copyright da parte delle aziende di intelligenza artificiale.
- La traccia, della durata di 2 minuti e 45 secondi, è una composizione di fruscii e rumori ambigui, che simboleggia il potenziale impoverimento creativo derivante dall'uso non autorizzato della proprietà intellettuale.
- L'iniziativa si inserisce in una più ampia campagna di artisti britannici, tra cui Kate Bush e Hans Zimmer, che sollecitano il governo del Regno Unito a fermare l'addestramento dei modelli di intelligenza artificiale su opere creative senza approvazione o pagamenti di royalties.
- L'album recita esplicitamente: "il governo britannico non deve legalizzare il furto di musica a beneficio delle aziende di intelligenza artificiale", riflettendo la crescente preoccupazione per le proposte legislative.
- Il governo britannico sta valutando eccezioni alla legge sul copyright per il "text and data mining", potenzialmente richiedendo agli artisti di "opt-out" dall'uso delle loro opere per addestrare l'intelligenza artificiale.
- La decisione del governo è complessa, bilanciando gli interessi delle industrie creative (125 miliardi di sterline annui) con quelli delle aziende tecnologiche statunitensi (30 miliardi di sterline di investimenti in data center) che desiderano una regolamentazione leggera.
- Nonostante la mancanza di un dibattito parlamentare sulla nuova legislazione prima del 2026, il governo ha già siglato accordi con aziende di intelligenza artificiale come OpenAI e Google per promuovere l'adozione dell'intelligenza artificiale a livello nazionale.
Cosa è furto e cosa no?
La questione è delicata: da un lato ci sono gli artisti che si sentono derubati e non ricompensati per quello che fanno; dall'altra l'IA impara da loro proprio come lo farebbe un essere umano. In mezzo a queste due visioni c’è il fatto che l’IA, a differenza di una persona, può riprodurre uno stile o un pattern creativo con una fedeltà altissima e su richiesta, creando un’asimmetria mai vista prima. Diversi governi e tribunali stanno quindi cercando di stabilire dove finisca “l’osservazione” e dove inizi l’appropriazione indebita, mentre emergono proposte intermedie come opt-out, licenze, compensi e dataset più trasparenti.
Questo testo è un riassunto del seguente articolo (eng):

Alternativa in italiano:


