In breve:
Il sistema è stato testato con successo su un paziente di 46 anni con SLA avanzata, che ha ricevuto un impianto di 256 microelettrodi nel cervello. L'attività neurale, registrata dagli elettrodi, viene elaborata da un algoritmo AI e convertita in una voce sintetizzata molto simile all'originale. La neuroprotesi ha una latenza minima (10 millisecondi), consente al paziente di esprimere liberamente qualsiasi parola o suono e, sebbene l'accuratezza non sia ancora perfetta (errore del 43,75%), rappresenta una promettente prova di fattibilità. La startup Paradromics sta già lavorando su un sistema più avanzato, con 1.600 elettrodi, che entrerà presto in fase di sperimentazione clinica con lo stesso gruppo di ricerca.
Riassunto completo:
- Un team dell’Università della California, Davis, guidato da Maitreyee Wairagkar, ha sviluppato una nuova neuroprotesi vocale capace di trasformare l’attività neurale in suoni in tempo reale, superando i limiti delle soluzioni precedenti basate su testo.
- Il paziente, soprannominato T15, è un uomo di 46 anni con SLA in stato avanzato. Prima del test comunicava usando un mouse controllato con il movimento della testa. Per il nuovo sistema ha ricevuto un impianto di 256 microelettrodi nel cervello, precisamente nell’area che comanda i muscoli della voce.
- L’attività cerebrale registrata dagli elettrodi viene inviata a un algoritmo AI (neural decoder) che la traduce in caratteristiche vocali (come il tono o la presenza di voce). Queste caratteristiche vengono poi passate a un vocoder che sintetizza una voce molto simile a quella originale del paziente.
- Il sistema ha una latenza di appena 10 millisecondi, permettendo una produzione vocale praticamente istantanea, e non è vincolato a un dizionario prestabilito: il paziente può esprimere qualsiasi parola, suono o persino intonare una melodia.
- Nei test, quando agli ascoltatori veniva fornita una lista di frasi tra cui scegliere, la comprensione era perfetta (100%). Ma nel test più difficile, dove i partecipanti dovevano trascrivere liberamente ciò che sentivano, il tasso di errore era del 43,75%. Comunque molto meglio rispetto al 96,43% di errore quando il paziente parlava senza aiuti.
- Non è ancora pronto per l’uso quotidiano, ma rappresenta un’importante prova di fattibilità. Gli scienziati pensano che con impianti dotati di più elettrodi (1000-2000), l’accuratezza e la naturalezza potrebbero migliorare enormemente.
- La startup Paradromics, con sede in Texas, sta sviluppando un sistema con 1.600 elettrodi e punta a iniziare i trial clinici per una neuroprotesi vocale, con il team di UC Davis coinvolto direttamente nella sperimentazione.
Questo testo è un riassunto del seguente articolo (eng):

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