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Un'analisi social dell'omicidio di Charlie Kirk

Come reagisce internet di fronte a fatti di questa portata?

Che succede quando un personaggio mediatico con più di una decina di milioni di follower, durante un evento con 3mila partecipanti, viene ucciso di fronte a occhi e telecamere?

L'assassinio di J.F. Kennedy, le guerre di una volta, ma anche un fatto più "recente" come l'11 settembre, avevano dinamiche completamente diverse a livello di distribuzione dell'informazione.

Non si è mai visto una guerra tanto documentata quanto quella di Gaza, o le cellule terroristiche che oggi fanno i comunicati su X e su Telegram. Il veicolo dell'informazione, lo sappiamo tutti, è cambiato.

Il 10 Settembre, alle 12:23, Charlie Kirk, fondatore dell'associazione Turning Point USA, volto del movimento MAGA giovanile, è stato ucciso a sangue freddo da un colpo di fucile bolt-action, ad una distanza approssimativa di 140-200 metri (non c'è ancora un dato definitivo su questo).

Il sospettato, Tyler James Robinson, 22 anni, pare che sia stato consegnato alla polizia proprio dal padre (anche su questo non abbiamo un'ufficialità). Il suo gesto sarebbe stato anche un colpo di fortuna: secondo molti addetti al settore delle armi, un esperto non avrebbe mai mirato al collo da quella distanza.

Qual'è stata allora la coda di eventi online?

È mercoledì e sono le 22:30, ho finito Morning Tech per tempo e sto andando a salutare degli amici in zona Firenze Sud. Scendo dal motorino, prendo il cellulare e mi appare una notifica di Reuters: a sole due ore dalla sparatoria l'informazione era già dall'altra parte del mondo. Charlie Kirk è stato sparato.

La notizia mi shocka, non è assolutamente un volto né una voce poco familiare. Lì per lì penso che sia un omonimo o che abbiano sbagliato a scrivere, ma poi apro la notizia e poche righe confermano che si tratta proprio di quel Kirk, classe '93, padre di due figlie. Non riesco a trattenermi: apro X, scrivo "Charlie Kirk", il primo risultato è il video esplicito.

Charlie risponde a una folla di 3mila partecipanti, con il suo solito modo di fare, sembra una giornata come tante altre alla Utah Valley University (UVU). Dà un'ultima risposta, mette giù il microfono, si sente un colpo, la folla rimane in silenzio, il sangue inizia a fiottare copioso dalla giugulare — è quasi impossibile sopravvivere — poi le urla.

Riguardo il video più volte, mi turba, penso alla sua famiglia e alla sua giovane età. Raggiungo i miei amici e ho lo stomaco completamente capovolto.

Insieme a me, milioni di altre persone lo hanno visto, tra cui minorenni o individui altamente sensibili. Da tempo le piattaforme social si moderano in due modi: tramite algoritmo o tramite segnalazione della community. Ed è proprio in vista del governo Trump che molte piattaforme, prima fra tutte Meta, sono passate al secondo metodo.

Un metodo forse migliore perché l'algoritmo spesso sbaglia ma che ha una differenza sostanziale: quelle prime ore in cui il contenuto esplicito è online e visionabile da tutti.

Poi il video è sparito, già nel corso della serata — non che lo volessi rivedere — ma ha continuato a vivere (e tutt'ora vive) in un altro angolo di internet: le piattaforme di messaggistica come WhatsApp e Telegram. In quel caso non esiste algoritmo né team di moderatori o un'intera community che ti segnala, ma quest'ultima, la segnalazione, è sottesa al singolo individuo.

Così i video "proibiti" esplodono come una bomba nei cieli delle piattaforme social, e colano per sempre nei sobborghi delle app di messaggistica. Accade lo stesso con i video di revenge porn o con contenuti anche più gravi e che prevedono la galera. Nella metafora, se vogliamo includere il Dark Web, allora questo rappresenterebbe le fogne dei sobborghi o l'inferno stesso.

Nel frattempo, la notizia non è più di una sparatoria ma di un omicidio e i video sulle piattaforme adesso sono diversi e sono pubblicati da tutte le testate giornalistiche online. Si vede tutto il prima, poi il video si blocca, si sente solo l'audio, dopodiché le persone scappano. Il contenuto è ancora online ma della parte macabra adesso si sente solo l'audio.

Per proseguire la nostra analisi social, oramai dobbiamo accettare che ad ogni evento di queste dimensioni corrisponde una serie di fake news o di complottismi. Per citarne alcuni, sono apparsi articoli con un timestamp precedente all'evento per lasciare intendere che qualcuno "sapeva già da prima"; una caccia all'uomo fondata sulle prime immagini distribuite dall'FBI ha portato ad accuse di massa verso persone innocenti; una fake news parlava di presunti "festeggiamenti" di alcuni partiti politici dopo la ricezione della notizia; altri indicavano l'uomo della sicurezza dietro Kirk che prima dello sparo compieva dei presunti gesti "coordinati" con il cappello, come se fosse complice dell'omicidio.

Insomma, le fake news fanno quello che devono fare, ma un nuovo attore stavolta ha giocato un ruolo importante: l'intelligenza artificiale.

Molte persone non utilizzano più i tradizionali motori di ricerca ma chiedono direttamente al chatbot di fiducia, oppure tanti utenti di X possono taggare Grok nei commenti e ricevere risposte pubblicate direttamente sulla piattaforma. Nel caso di Kirk, molti chatbot hanno ricavato contenuti errati e fornito informazioni fuorvianti ad esempio sull'ora e la modalità dell'attacco, o sulle condizioni di vita o di morte di Charlie.

Un altro evento curioso legato all'IA è stato che alcuni utenti hanno ripreso le immagini distribuite dall'FBI e le hanno sottoposte all'IA generativa con l'intento di renderle più nitide oppure per ricostruire un volto completo che dalle foto non traspariva. Il risultato è stata la diffusione di identikit diversi che hanno portato più confusione che altro, e che in alcuni casi hanno causato la fuorviata ed amatoriale caccia all'uomo che citavamo prima.

Questi punti, per come li abbiamo descritti, si sono ripetuti con lo stesso ordine anche per il caso di Luigi Mangione. Questa è come funziona oggi la distribuzione dell'informazione, quando è sensibile e di grande portata, in un'epoca in cui i contenuti di fatto sono decentrati e non più relegati a poche emittenti televisive o giornali.

Ho cercato di includere tutto, ma se vi vengono in mente altri aspetti (che non riguardino le posizioni politiche di Kirk — non si parla di quello qui) commentate pure questo articolo. Per adesso i commenti sono pubblicabili solo dal sito di Morning Tech, quindi se state leggendo questo articolo da lì, potete scrivere direttamente qui sotto.

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